L’incredibile vicenda vede protagonista una donna di 85 anni che è pronta a far causa alla Banca d’Italia, ma per la normativa italiana non ci sono altre possibilità
A volte i sogni sembrano davvero realizzarsi, anche il più classico dei sogni, quello di ricevere un’ eredità inaspettata da un lontano parente di cui non conoscevamo neanche l’esistenza. Poi però il sogno si può tramutare nella più atroce delle beffe soprattutto quando di mezzo c’è la burocrazia.
E’ quello che è accaduto a una donna di 85 anni, pensionata foggiana, unica erede dell’ingente somma contenuta in una cassetta di sicurezza della filiale di Parma di Intesa San Paolo appartenuta allo zio non sposato e senza figli. Il particolare di questa storia, speriamo a lieto fine, è che la somma ereditata è in bigliettoni profumati, ma delle care vecchie lire, esattamente 480 milioni di lire in banconote di vario taglio. L’importo convertito sarebbe di “235mila euro circa”.
La beffa più grande
Immediatamente la donna si è rivolta alla Banca d’Italia per chiedere il cambio della somma ereditata in moneta corrente, ma si è sentita rispondere che non era più possibile, perché la legge italiana permetteva la conversione delle lire fino al 2012, ossia fino a dieci anni dall’entrata in circolazione dell’euro nel 2002. L’anziana signora non solo non si è fatta intimidire, ma è partita subito al contrattacco rivolgendosi a due legali che si occupano proprio di conversione lira/euro, anche a livello internazionale. I legali sostengono che la prescrizione ordinaria decennale per l’esercizio dei diritti di credito, motivo per il quale la Banca d’Italia si è rifiutata di convertire l’eredità in euro, effettivamente esiste, ma il termine iniziale dei dieci anni decorre da quando il soggetto può far valere il proprio diritto, quindi in questo caso dalla data di ritrovamento delle banconote, che porterebbe la possibilità di cambiare la somma fino al 2033.
La prescrizione per la conversione esiste solo in Italia
Oltretutto l’Italia è praticamente l’unico Paese dell’Eurozona dove esiste una prescrizione ordinaria decennale per l’esercizio dei diritti di credito, prescrizione che non esiste in nessun altro Paese della Comunità europea dove è ancora possibile “cambiare” in euro l’ex moneta nazionale, e infatti le operazioni di cambio eseguite nel periodo 2016 –2021 sono state 263. La strategia dei legali sarà quella di “fare una diffida stragiudiziale a Banca Italia, tramite Pec e al Mef (Ministero economia e finanze)”. Nel caso non dovesse succedere niente si andrà a una “causa civile radicata su Roma perché i due enti hanno sede a Roma”.