Cinque studenti hanno portato avanti una ricerca sui soldi circolanti in tutto il mondo. Ci sono delle caratteristiche fondamentali e specifiche.
La scelta dei materiali è fondamentale nel processo di produzione delle monete. Cinque studenti del Politecnico di Milano ha realizzato un database dei dati riguardanti la composizione del circolante mondiale.
Il gruppo, attraverso un’analisi statistica approssimata, ha estrapolato un elenco dei materiali che sono maggiormente utilizzati. Che devono avere delle precise caratteristiche. Una buona duttilità, per esempio, garantisce la riproducibilità del disegno sul tondello, in modo da evitare l’eccessiva usura degli stampi da conio. Poi naturalmente un’elevata resistenza all’usura e alla corrosione. In questo modo le monete diventano durevoli e perdono meno lucentezza nel tempo. Le monete devono anche essere sicure dal punto di vista della salute. Per questo si limita l’utilizzo del nichel, che potrebbe comportare reazioni allergiche nei soggetti sensibili. Al contrario si tende a usare il rame e sue leghe per le proprietà antibatteriche.
Un altro aspetto importante è la lotta alla contraffazione. Meglio, quindi, puntare sulle proprietà magnetiche e delle superfici particolari, che risultano difficilmente riproducibili al di fuori delle Zecche ufficiali. Il costo di produzione, infine, non deve superare il valore nominale della moneta. Ecco spiegata la motivazione che ha spinto la Zecca italiana, da gennaio 2018, a interrompere la produzione di monete da 1, 2 e 5 centesimi di euro. Dalla ricerca è emerso che i materiali più utilizzati per la produzione del circolante nel mondo sono (in ordine decrescente): acciaio (30%), acciaio inox (27%), nichel (18%), alluminio (17%), ottone (13%), cupronichel (12%), rame (8%), bronzo all’alluminio (3%), nordic gold (2%). Nella stessa moneta possono esserci più materiali usati in combinazione, come nel caso di quelle bimetalliche o placcate.
I materiali più resistenti e meno costosi vengono impiegati come nucleo, da placcare poi con materiali più costosi e dalle buone proprietà superficiali. Nel caso specifico, le monete da 1 e 2 euro sono di composizione bimetallica a strati: cupronichel (CuNi25) per la parte argentata e ottone (CuZn20Ni5) per quella dorata. Per il disco interno vengono sovrapposti 3 strati metallici, quello centrale è in nichel. Le monete da 10, 20 e 50 centesimi sono costituite da Nordic Gold (CuAl5Zn5Sn1), un ottone che non annerisce nel tempo. Le monete più piccole (1, 2 e 5 centesimi) sono costituite da un nucleo in acciaio e una placcatura in rame.
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