Uno dei temi più caldi in questo momento è quello delle migliaia di foto di minorenni messi online dagli stessi genitori incuranti del pericolo a cui potrebbero andare incontro
Tra i rischi legati alla condivisioni di immagini di minori sui social c’è anche quello che i contenuti finiscano su siti pedopornografici. I genitori sono spesso inconsapevoli dei rischi connessi allo “sharenting”, ossia l’abitudine a divulgare online contenuti, come foto, video o altre informazioni, che riguardano i propri bambini.
Tempi strani i nostri, preferiamo riprendere gli eventi invece che rilassarci nel viverli, fotografiamo qualsiasi cosa più che dedicarci ad ammirarla e tutto questo, troppo spesso, per poterla poi condividere sui nostri social. E il motivo, a volte, è molto probabilmente quello di avere l’approvazione e i complimenti, speriamo non anche l’invidia, di amici e conoscenti.
Secondo uno studio europeo, ogni anno i genitori condividono online una media di 300 foto riguardanti i propri figli e prima dei 5 anni del bambino ne hanno già condivise quasi mille. Ma bisogna prestare attenzione a cosa condividiamo, visto che ciò che ci rende maggiormente fieri riguarda spesso i bambini. In media, l’81% dei bambini che vive nei Paesi occidentali ha una qualche presenza online prima dei 2 anni, percentuale che negli Stati Uniti è pari al 92%, mentre in Europa si attesta al 73%. Un recente documento sul tema, diffuso dal governo britannico, stima che in media a 13 anni i bambini sono già stati protagonisti di almeno 1.300 post. Tutto questo naturalmente senza la loro approvazione, senza il dubbio che in futuro non avranno piacere a essere in giro sul web mentre facevano il bagnetto o in altre situazioni per così dire “personali”. I social network preferiti sono Facebook (54%), Instagram (16%) e Twitter (12%). Ogni giorno, ogni secondo, il popolo adulto mette online sui profili social almeno una foto dei propri figli. Minorenni dati in pasto al web. Perché non tutti sono consapevoli del fatto che circa il 50% del materiale presente su siti pedopornografici proviene proprio dai social media.
E’ chiaro che ogni genitore, orgogliosamente fiero dei propri figli, voglia condividere momenti belli di un viaggio, di una festa, confrontarsi sui tanti problemi del quotidiano sulla crescita, sulla scuola, o anche per cercare informazioni utili, ma la maggior parte ignora che in questo modo sta esponendo i piccoli a dei rischi e che in realtà sta costruendo un vero e proprio “dossier digitale” senza il loro consenso. Senza pensare che può essere pericoloso condividere con sconosciuti foto, informazioni sulla scuola che frequenta, sull’indirizzo di casa o su dove si trova in vacanza.
Per contrastare questo fenomeno molte associazioni si stanno muovendo per tutelare i più piccoli. In Italia il Garante della privacy ha attenzionato la questione all’Esecutivo, ponendo l’accento su una serie di consigli da indirizzare ai genitori per evitare che più piccoli subiscano delle conseguenze.
E’ importante ricordare infatti che ogni volta che uno scatto viene postato su un social lascia una traccia indelebile che non potrà essere cancellata. Quindi è necessario rispettare il diritto alla privacy dei minorenni, e ricordare la Convenzione Internazionale su diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che sottolinea come debba necessariamente essere data preminenza agli interessi e alla dignità del minorenne. La legge sul diritto d’autore che prevede che nessun ritratto di una persona possa essere esposto senza il consenso di quest’ultima, ma c’è una sorta di ambiguità, visto che per i minori, quando si parla di ‘consenso dell’interessato’ si fa riferimento al rappresentante legale (articolo 316 del Codice Civile), cioè proprio il genitore.
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