Aldo Savoldello, in arte Silvan, è uno dei migliori prestigiatori e illusionisti del mondo. Una carriera lunghissima fatta di tanti aneddoti, alcuni davvero particolari
In un’intervista al Corriere delle Sera, il popolare mago ha raccontato la sua storia e le difficoltà per riuscire così bene in quello che ha trasformato la sua passione in un lavoro a partire dagli inizi, quando è stato davvero duro farlo accettare ai propri genitori.
Nato a Venezia nel 1937, Aldo è figlio del commendator Savoldello. Il padre lo avrebbe voluto avvocato, ma lui iniziò a interessarsi fin da bambino al mondo della prestidigitazione quando, a Crespano del Grappa, assistette per la prima volta allo spettacolo di un prestigiatore. Iniziò quindi ad acquistare e a leggere avidamente libri di magia, ma perlopiù la letteratura che trovava nelle bancarelle veneziane di libri antichi era relativa a occultismo, teosofia e metempsicosi.
Incontrare quel mago in pizzeria che mostrava i suoi “numeri” passando tra i tavoli mentre la gente mangiava è stata come una folgorazione, quel giorno Aldo Savoldello ha deciso che da grande sarebbe diventato Silvan. Inizia così il più famoso mago d’Italia il suo racconto sul quotidiano più venduto. Poi tanti esercizi a casa per migliorare i suoi giochi di prestigio e i suoi trucchi di magia: “Chiuso a chiave nella mia stanzetta rifacevo esperimenti appresi sui libri antichi, recitando le formule magiche. Il mio amico, figlio del farmacista, mi procurava i componenti chimici per l’autocombustione. Una volta mi sono bruciato le sopracciglia, un’altra ho dato fuoco alla tovaglia”. Non è stato facile convincere i genitori vecchio stampo della sua passione, il padre lo voleva avvocato e arrivò a bruciargli la sua valigetta dei giochi, ma non riuscì a tarpargli le ali, arrivò persino a portarlo dallo psichiatra. “Feci un trucchetto pure a lui. Tagliai in due una cordicella, me la misi in bocca e la tirai fuori intera. Il professore restò a bocca aperta. “Come hai fatto caro?”. “Sono un mago”. “Mi sa che hai ragione”.
Nel suo repertorio da mago, Silvan ha circa centocinquanta grandi illusioni e migliaia di giochi da salotto. Un numero davvero alto di trucchi, tra i quali fatica a scegliere il suo preferito. E qualche volta qualcuno può andare anche storto. “Eseguivo il numero della donna tagliata in tre pezzi. La ragazza si mosse, la graffiai con la lama e lei quasi svenne. Mi fermai subito. O quando ero chiuso nel baule, ma l’assistente perse la chiave che avrebbe dovuto tenere in tasca. Dovettero chiamare un fabbro a liberarmi, stavo soffocando, me la sono vista brutta”. Lavora con le mani che sono quindi un attrezzo così fondamentale tanto da averle assicurate in passato per 500 milioni e per colpa della sua bravura proprio nella manipolazione e nel maneggiare le carte risulta schedato dall’Interpol ed è interdetto dall’entrare nei casinò di tutta Europa. “Solo dadi e roulette. Ho giocato un anno a Las Vegas, osservando la spinta che il croupier dava alla ruota, riuscivo a prevedere dove si sarebbe fermata la pallina. Vincevo”.
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