Si corre davvero il rischio di imbattersi in una nuova pandemia dopo il Covid, in Europa: pare esserci una preoccupazione elevata.
E’ davvero un allarme che va preso in considerazione quello che paventa la possibilità di una nuova pandemia in Europa dopo quella da Covid che ancora oggi porta con se degli strascichi non irrilevanti?
Ad avere lanciato questo allarme è stato l’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, proprio in occasione della settimana europea dell’immunizzazione e in particolare ha sottolineato come esista un rischio davvero concreto a causa delle: “Persistenti lacune nella copertura vaccinale nei Paesi dell’Ue e dello Spazio economico europeo”.
Il fulcro del problema, secondo loro è infatti da collegare al fatto che nonostante la sicurezza e l’efficacia dei vaccini in alcuni Paesi ancora ci sono dei focolai di malattie che in realtà potrebbero essere prevenute e: “La causa sarebbe da rintracciare proprio nei “tassi di copertura vaccinale insufficienti”. Ma di quali problemi in particolare stiamo parlando?
Pandemia, cresce il rischio nell’Unione Europea
Insomma pare proprio che il rischio che si possa incorrere in una nuova pandemia o per essere ancora più precisi in una epidemia è sempre all’ordine del giorno.
In particolare si parla della poliomielite che tra il 2012 e il 2021 ha colpito circa 2 milioni e mezzo di bambini che non sono riusciti a ricevere per tempo le tre dosi di vaccino anti-polio: “Il virus continua a essere rilevato periodicamente nella sua forma selvaggia o in ceppi derivati da vaccini in altre regioni”, anche se l’Ue è stata dichiarata libera dalla poliomielite nel 2002. Fortunatamente, finora, questi episodi sporadici non hanno portato a un allargamento della trasmissione o all’individuazione di casi d’infezione negli umani nell’area europea” questo si legge su Money.it.
Oltre a questo, un aumento importante da prendere in considerazione è quello legato ai casi di morbillo, cosi come riporta la nota ufficiale: “I dati nel 2022 sono stati positivi, con una netta riduzione dei casi rispetto al 2018. Ma probabilmente questi numeri risentono anche delle misure messe in campo durante la pandemia di Covid-19, con le restrizioni che hanno accompagnato gli ultimi anni”.
I casi di morbillo si segnalano infine in maggiore misura nei bambini che hanno meno di un anno e che non possono essere vaccinati e che dovrebbero anche essere protetti grazie all’immunità di comunità, ovvero del resto della popolazione.