Da oggi chiedere il riscatto della laurea costa di più rispetto al passato: scopriamo i passaggi che riguardano i 50enni e i 60enni.
Si torna a parlare di un argomento che ha certamente la sua grande importanza e che ha appunto a che fare con il riscatto della laurea a cui tantissime persone negli anni, hanno deciso di fare ricorso.
Ebbene a differenza del passato, per questo 2023, chiedere il riscatto della laurea costerà qualcosa di più e quindi anche valutare la sua convenienza è davvero importante specialmente se ha a che fare con la pensione, un traguardo che oggi come oggi non è poi cosi facile da raggiungere.
“Da quando esiste il riscatto agevolato si è sempre detto che non c’era alcuna urgenza, tanto il costo sarebbe rimasto sempre uguale a prescindere dal reddito. È stato vero per il 2019, il 2020 e il 2021, ma poi, già nel 2022, è bastato un minimo di inflazione per far salire la spesa. A testimonianza che è meglio affrontare per tempo la valutazione sulla convenienza o meno del riscatto. Anche perché non dimentichiamoci che, indipendentemente dalla strada percorsa, che sia tradizionale o agevolata, non sempre il riscatto può essere utile ai fini di un anticipo dell’età pensionabile” sono queste le parole di Andrea Carbone, fondatore di Smileconomy.
Come detto prima, da questo 2023 chiedere il riscatto di laurea costa di più rispetto al passato, cominciamo sempre dicendo che nella maggior parte dei casi ad essere più utile è sempre il riscatto agevolato, mentre nel caso in cui si voglia avere un assegno più alto conviene chiedere quello tradizionale.
Capito questo, ad avere effettuato della prove vere e proprie è stata proprio la società Smileconomy che ha preso in considerazione tre profili differenti di lavoratori, 30enni, 45anni e 60enni, con un reddito netto medio mensile di 1.800 euro, e per ognuno di loro ha verificato l’impatto del riscatto ai fini di un anticipo dell’età pensionabile.
“Nel caso specifico dei 30enni e 45enni, il beneficio è meno che proporzionale ai 5 anni riscattati, perché c’è già il requisito di pensione anticipata contributiva. Per loro, il riscatto porterà ad anticipare il pensionamento di 1 anno e 3 mesi per gli uomini 30enni (1 anno e 4 mesi per i 45enni) e di 2 anni e 5 mesi per le donne 30enni (2 anni e 4 mesi per le 45enni), ma solo nel caso in cui avessero cominciato a versare i contributi a 25 anni. Iniziando a contribuire a 30 anni, invece, non si avrebbe alcun beneficio in termini di anticipo e si otterrebbe un vantaggio economico sull’assegno mensile di appena 10 euro per i 30enni e 9 euro per i 45enni” questo quanto riporta il Corriere.it.
Caso diverso invece per quanto concerne il profilo di chi ha 60 anni, in questo caso il guadagno dal punto di vista temporale può essere pieno e quindi un 60enne: “Che ha iniziato a versare i contributi a 25 anni anticipa la pensione di 4 anni e 5 mesi (5 anni e 3 mesi per una donna), rinunciando a 68 euro sull’assegno mensile (92 euro per la donna). Chi ha iniziato a contribuire a 30 anni, invece, va in pensione a 67 anni e 3 mesi, ma ha una maggiorazione dell’assegno di 173 euro. E poi, in merito alla convenienza in termini economici del riscatto light, bisogna prestare molta attenzione anche al tipo di lavoro e all’entità del reddito mensile”.
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