Le nuove vie della moda e del marketing portano all’enorme successo del portale di moda cinese che ha stravolto le regole del mercato
Il marchio ha investito molto nel marketing influente e la sua presenza sui social media è enorme, ha collaborato con grandi nomi come Katy Perry e Justin Bieber, oltre ad aprire alcuni negozi virtuali direttamente in Gran Bretagna e negli Stati Uniti.
Shein è un marchio cinese che esiste dal 2008, ma è diventato virale da qualche anno, quando è stato intelligente a catturare le tendenze della Generazione Z e riprodurle in abiti molto economici combinati con una buona presenza sui social media.
E’ ormai lontano il tempo in cui acquistare un vestito era quasi un evento da festeggiare, o addirittura quando la ricerca del tessuto era un’attività impegnativa e necessaria per procedere poi alla “costruzione” dell’abito da sartoria. Altri tempi e, per alcuni versi, finalmente superati. Ma il problema dell’andare avanti, del cercare sempre soluzioni più veloci e meno impegnative, da ogni punto di vista, economico e in termini di risparmio di tempo, è che si rischia forse di esagerare. E’ quello che sta accadendo nella moda. Nonostante molti marchi ancora resistano al fast fashion, non senza difficoltà, sul mercato oramai si trovano numerosissime aziende che producono abiti e accessori a velocità della luce e a prezzi davvero bassissimi, ma a una qualità di gran lunga diversa rispetto al passato. Il caso più eclatante degli ultimi anni è quello di Shein, società fondata dall’imprenditore Chris Xu, che secondo Forbes negli ultimi anni ha raddoppiato il suo fatturato. Questo modello di business è abbastanza popolare in Cina e segue la linea di altri marchi per offrire un prodotto base a un prezzo imbattibile, ma perché questo modello paghi ci sono alcune condizioni che devono essere soddisfatte.
La prima è evitare gli intermediari. Ciò significa che i capi prodotti in capi fabbrica stazionano in un magazzino e da lì vengono gestiti e spediti in tutto il mondo. In questo modo non c’è bisogno di investire in negozi “fisici” , risparmiando notevolmente su affitti, personale, manutenzione. Per ovviare al problema, Shein, in molti paesi, offre i resi gratuitamente. Inoltre l’azienda cinese cerca sempre di ruotare le scorte per non avere rimanenze in magazzino e quindi permettersi locali molto più piccoli e meno costosi. E, molto importante perché voce di spesa significativa per tutte le imprese, Shein, invece di fare pubblicità attraverso cartelloni e spot televisivi, punta sul marketing digitale. Grazie al passaparola e ai social media. Questo gli ha permesso di farsi conoscere con pochissimi investimenti. L’obiettivo dell’azienda infatti non è quello di vendere abiti costosi, ma semplicemente tutto il suo business è basato sul volume, cioè vendere il maggior numero di capi possibile.
Queste sono le buone notizie, ma ciò che dobbiamo chiederci è se sia davvero così conveniente acquistare questi prodotti, conveniente per tutti. Questo perché, anche se l’azienda cinese dichiara di trattare bene i propri dipendenti, è stata spesso oggetto di denunce per lavoro forzato e sfruttamento minorile. L’agenzia di stampa internazionale Reuters ha indagato sulla verità dietro le dichiarazioni ufficiali e pensa che potrebbero non essere del tutto vere. Inoltre la Reuters sostiene anche che non è stata in grado di accedere a nessuna delle fabbriche utilizzate da Shein o ai salari pagati dalla società ai suoi dipendenti. A ciò si aggiungono le accuse di plagio da parte di alcuni giovani creativi. Altro motivo di riflessione è la composizione dei tessuti, per la maggior parte di fibre sintetiche che non possono essere smaltite in modo naturale, a cui si aggiunge il problema della tintura per l’apporto di acqua necessaria e anche i metodi di produzione del poliestere, derivato dal petrolio e principale responsabile delle microplastiche presenti nei mari. Allora, ok alla moda low cost, ma attenzione alle modalità con le quali si raggiungono gli obiettivi, perché la convenienza deve essere per tutti.
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