Davvero sarebbe possibile evitare l’ictus o quantomeno cercare di combatterlo prima che arriva: ecco in che modo.
Non si tratta certo di un problema da sottovalutare, purtroppo l’ictus celebrare colpisce in Italia ogni anno, circa 185 mila persone ed è da considerarsi tra le prime tre cause di morte e la prima che porta ad una invalidità delle volte permanente.
“Il 70-80% dei casi potrebbero essere evitati seguendo adeguati stili di vita e curando le malattie o le condizioni predisponenti: alimentazione bilanciata, regolare attività fisica, astensione dal fumo, da droghe e dall’uso eccessivo di alcol, controllo della pressione arteriosa, dei livelli glicemici e dei grassi nel sangue, riconoscimento e trattamento di eventuale fibrillazione atriale rappresentano i cardini della prevenzione” sono queste le parole del Presidente della Società Italiana di Neurologia Alfredo Berardelli, che ha parlato di questo particolare soffermandosi principalmente sulla prevenzione e sulla diagnosi precoce proprio in occasione dell’iniziativa ‘Aprile mese della prevenzione dell’ictus cerebrale’, realizzata da A.L.I.Ce. Italia Odv.
Ma non è tutto, il secondo punto importante e da tenere a mente è quello che riguarda le diagnosi precoci, infatti individuare il problema prima di quanto possibile, per gli esperti è un punto a favore. Ma entriamo nel dettaglio.
Ictus, una diagnosi precoce aiuta a risolvere il problema.
“Una pronta diagnosi che consenta di iniziare tempestivamente trattamenti, efficaci solo se somministrati precocemente, è fondamentale”, sono queste le parole di Mauro Silvestrini, presidente dell’Italian Stroke Association che poi aggiunge: “L’improvvisa perdita di forza o di sensibilità a un braccio o a una gamba, la bocca che si storce, l’offuscamento o il calo della vista, l’incapacità di parlare o di comprendere, un mal di testa violento e improvviso, sono tutti potenziali segnali di un ictus. È importantissimo non sottovalutare tali sintomi e chiamare immediatamente i soccorsi per trasportare il paziente in ospedali dotati di Stroke Unit, le strutture dedicate alla cura dell’ictus, dove personale plurispecialistico dedicato, composto da medici, infermieri, fisioterapisti ed altri operatori sanitari è in grado di gestire in maniera corretta tutte le possibili e complesse esigenze dei pazienti”.
Insomma davvero un particolare importante che purtroppo non sempre è facile mettere in pratica ma che potrebbe anche aiutare a salvare molte più vite rispetto a quante se ne riescono a salvare al momento.
Sicuramente, oltre a quanto detto e al portare avanti uno stile di vita sano, dal punto di vista scientifico sono tanti i passi in avanti fatti nel corso degli anni, ad esempio per gli ictus emorragici ci sono una serie di terapie che servono per contenere il sanguinamento e sono in fase di sviluppo terapie specifiche. Poi per quelli ischemici esistono invece da tempo dei farmaci fibrinolitici che riescono a far scomparire il materiale ostruttivo a livello arterioso, permettendo quindi di ripristinare il flusso di sangue e limitare i danni al tessuto cerebrale.