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Interdizione post partum per la madre: di cosa si tratta?

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Argia Renda

Interdizione post partum per la mamme, di che cosa si tratta e quando si deve applicare: ecco tutte le regole in merito.

Non è certamente una novità quella che la legge cerchi sempre e in tutti i modi di tutelare le lavoratrici in gravidanza o che abbiano partorito da poco, tra le tante cose a loro disposizione, esiste anche l’interdizione post partum.

Interdizione post partum , Notizie.com

Ma di che cosa si tratta? Non tutti ne conoscono il significato, quindi cominciamo subito dicendo che cosi come il Testo Unico riporta: “Il datore di lavoro e/o la lavoratrice madre possono domandare che venga emesso un provvedimento di interdizione post partum dal lavoro a favore di chi è addetta a lavori vietati o comunque pregiudizievoli alla propria salute o a quella del bambino”.

Quindi per essere ancora più chiari, il tutto consiste in un insieme di provvedimenti che autorizzano l’estensione del lavoro delle lavoratrici madri che periodo di tempo che succede il parto. Ma entriamo nel dettaglio e scopriamo ancora meglio come funziona.

Interdizione post partum, come funziona?

Una volta chiarito di che cosa stiamo parlando, quello che è necessario conoscere è il funzionamento del procedimento stesso, partiamo subito dicendo che la richiesta può essere fatta sia da datore di lavoro che dalla lavoratrice.

Interdizione post partum , Notizie.com

Nel primo caso, la domanda può essere fatta dal datore di lavoro che dovrà dichiarare di avere compiuto tutte le valutazioni dei rischi per la sicurezza delle lavoratrici madri, proprio come viene riportato nel Testo Unico. Ma non finisce qua, sempre il datore di lavoro deve indicare gli esiti di questa valutazione mettendo in risalto le attività che per una madre in quel momento sono vietate.

Poi potrà presentare la domanda con il modulo presente sul sito www.ispettorato.gov.it/modulistica – istanza del datore, compilandolo e inviandolo all’Ispettorato territoriale del lavoro.

Se invece la domanda viene fatta dalla lavoratrice, lei stessa è obbligata ad inserire la dichiarazione del datore di lavoro con particolare attenzione alla sua mansione e anche l’impossibilità di eseguirla. Inseguito la donna dovrà anche allegare  l’autocertificazione ex DPR 445/2000 della nascita del figlio/a, come pure il certificato medico di gravidanza.

Fatto ciò la lavoratrice potrà fare autonomamente domanda scaricando dal sito web www.ispettorato.gov.it la richiesta di interdizione post partum dal lavoro, poi inviarla p consegnarla di persona presso l’Ispettorato territoriale del lavoro. In allegato alla domanda ci dovranno anche essere la copia del documento di identità della donna e l’autocertificazione della nascita dei figli.

Argia Renda

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