Fai molta attenzione visto che, a quanto pare, Google sa tutto di te. In particolar modo i tuoi movimenti e soprattutto tutti gli acquisti che hai effettuato fuori dalla rete
Se vogliamo essere del tutto precisi questa non dovrebbe essere neanche una grande novità. O almeno, potevamo aspettarci una mossa del genere da parte di uno dei motori di ricerca più utilizzati ed importanti al mondo. Anche altre aziende, oltre (appunto) Google, possono sapere tutto quello che una persona può fare. Non solamente quando una persona acquista qualche oggetto in modalità online, ma anche quando acquistato un qualcosa in un negozio fisico. Si, avete capito proprio bene. Ed è opera di ‘Big G‘ tutto questo.
Sa davvero tutto quello che noi facciamo. Questa nuova funzionalità è stata presentata, da un paio di mesi, da parte degli investitori pubblicitari. Uno strumento che prende il nome di “Store Sales Measurement“. In cosa consiste? Consente alle aziende (quelle che acquistano pubblicità sul network di Google) di sapere quando un utente effettua un acquisto in un punto di vendita in maniera fisica. Una informazione a dir poco importante visto che Google può sapere tutto quello che fai: sia “online” che “offline”.
Ovviamente la domanda che vi state ponendo è fin troppo scontata: come fa a seguirci oltre la Rete? La risposta, anche in questo caso, c’è. E lo ha spiegato un articolo pubblicato dalla rivista ‘Bloomberg‘. Per chi non lo sapesse, mesi fa, Google ha acquistato da Mastercard dati relativi alle transazioni di milioni di utenti in tutto il mondo. In questo caso la ‘Big G’ può sapere davvero tutto di noi. Ma perché Mastercard ha ceduto questi dati senza chiedere il permesso ai propri clienti.
Si tratta di una mossa legale oppure no? Per i due colossi potevano tranquillamente farlo. Motivo? Ci sono dei dati criptati e trattati in maniera anonima. Anche perché, a quanto pare, nessuna delle due può accedere ad informazioni che permettono di identificare ogni singola persona. Non solo: Google ha voluto ricordare anche come gli utenti possano modificare, in ogni momento, le impostazioni delle app e dei servizi. In modo tale da non condividere nessuna informazione alla pubblicità. In merito a questa vicenda Christine Bannan dell’Electronic Privacy Information Center ha voluto lanciare un allarme.
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