Arriva la truffa della carta di credito, in poco tempo ci si può trovare con il conto azzerato: a cosa prestare attenzione.
Potrà sembrare una storia da cinema ma è successa per davvero, in alcuni locali del centro di Roma, moltissimi clienti si ritrovavano alla fine della cena o del pranzo con la carta di credito clonata. Stando a quanto si legge sul Messaggero, i clienti affidavano ai camerieri la loro carta per potere pagare e questi prontamente strisciavano nello skimmer, una strumento che copia i codici, per poi riversarli su una carta finta.
Fatto questo, una volta acquisiti i soldi spendevano il tutto nei modi più disparati: dai gioielli ai vestiti, dalla benzina alle cene, passando per i negozi di elettronica in cui compravano tablet, computer e telefoni.
Insomma una situazione davvero incredibile che al momento ha permesso alla Procura di chiedere il rinvio a giudizio di 20 persone, accusate, a seconda delle posizioni, di associazione a delinquere, truffa, furto aggravato e ricettazione. La banda in questione era composta con prevalenza da italiani e rumeni e pare che nel corso del tempo siano riusciti a clonare una decina di carte di credito per un totale di 300 mila euro.
Proprio cosi, a 300 mila euro ammonta il totale dei soldi che queste persone, oggi indagate, sono riusciti a prendere a tutti i clienti ignari del fatto che ni vari ristoranti di Roma, gli venivano clonate le carte di credito.
Da quanto si legge sul Messaggero i fatti risalgono al 2015 e i turisti che in genere venivano presi di mira avevano tutti della caratteristiche in comune: facoltosi e preferibilmente sudamericani o asiatici. I locali invece in cui lavoravano questi camerieri erano principalmente nella zona del centro di Roma e quindi: piazza di Spagna, Fontana di Trevi, Pantheon e Monti.
La loro tecnica era quella di utilizzare la carta clonata solo un paio di giorni dopo per evitare che i turisti si potessero insospettire e aspettare anche che gli stessi tornassero nel loro Paese, solo in quel momento poi le vittime si potevano accorgere di quello che era accaduto, quando dal loro conto erano già spariti tutti i soldi che avevano. Una decisione che rendeva decisamente più difficile l’intervento anche delle forze dell’Ordine.
Al momento tra i venti imputati ci sono anche dei titolari e dei dipendenti dei vari servizi commerciali, tra i tanti, si legge sempre sul Messaggero: i fratelli Senes, Salvatore e Matteo, proprietari del ristorante “L’incontro” in zona Capannelle.
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