Oramai sappiamo che i social collezionano i nostri dati e che questi sono tanto preziosi da essere rivenduti ad aziende che si occupano di marketing
Tutto ciò che, consciamente o inconsapevolmente, cerchiamo sul nostro device navigando su internet e sui nostri social personal, fornisce dati e notizie fondamentali per conoscere i nostri gusti personali e le nostre tendenze, tanto da essere rivenduti a società che su questi dati ci hanno costruito un business. Ma quello che non potevamo forse immaginare è che da questi dati si desume anche una cartella clinica sul nostro stato di salute. Un fenomeno chiamato fenotipizzazione digitale.
Quello della fenotipizzazione digitale è un campo scientifico multidisciplinare che è stato definito per la prima volta da Jukka-Pekka Onnela, un professore di Biostatistica ad Harvard nel 2015, come una “quantificazione momento per momento del fenotipo comportamentale umano a livello individuale, nel contesto reale, utilizzando dati provenienti da dispositivi digitali personali“.
Negli ultimi anni i concetti di fenotipo digitale, Digital Biomarker e di fenotipizzazione mediante il digital hanno suscitato molto interesse in ambito accademico. Tutte le informazioni e le tracce che lasciamo nelle nostre vite digitali vengono utilizzate da aziende che rivendono i nostri dati e l’ultima tendenza da questo punto di vista è quella di riuscire a capire anche come stiamo in salute. Il primo a cominciare degli studi in questo campo nel 2005 fu Jukka-Pekka Onnela, un professore universitario, iniziando a utilizzare i dati del telefono cellulare e delle classiche periferiche personali per studiare il comportamento sociale umano. Gli smartphone, ad esempio, soprattutto quelli di ultima generazione, sono particolarmente adatti alla fenotipizzazione digitale, per la mole di dati che riescono a raccogliere tramite l’utilizzo delle varie app che vengono istallate.
Questi device generano due tipologie di dati digitali, i dati attivi o prodotti dagli utenti, inclusi contenuti in testi, chiamate e social media e i dati passivi tra cui la posizione spaziale, il tempo trascorso nei vari luoghi, la velocità di guida, tutti raccolti tramite i sensori del telefono. Inutile sottolineare come negli ultimi anni la diffusione degli smartphone è cresciuta costantemente a livello globale e la mole di dati a disposizione di queste aziende sono impressionanti. Ad esempio, il 95% degli americani possiede una periferica portatile di qualche tipo e il 77% possiede uno smartphone vero e proprio. E le applicazioni sono infinite o quasi, soprattutto nel campo medico, tanto che medici e ingegneri possono utilizzarli per monitorare l’efficacia dei trattamenti dei pazienti, identificare i fenotipi delle malattie psichiatriche e arrivare a prevedere il disturbo bipolare e la schizofrenia e condurre studi farmacologici e medicina di precisione.
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