L’assistente vocale di Amazon ha perso appeal sul mercato anche perché le persone la usano per scopi troppo semplici e non per quello per cui era stata ideata. Una crisi che ha già avuto pesanti ripercussioni all’interno dell’azienda di Jeff Bezos
In queste ultime settimane sta tenendo banco l’avvento dell’intelligenza artificiale dopo il lancio e la successiva chiusura di Chat GPT, ad esempio, ma qualcosa di simile era già stata presentata sul mercato sotto forma di assistente vocale che, su comando, aiutava a svolgere alcune “pratiche casalinghe” o a rispondere ad alcune domande.
Nel 2016 fu introdotta sul mercato Alexa, un’ assistente intelligente con nome e voce femminili. Doveva essere lo strumento che Amazon aveva pensato per offrire agli utenti la possibilità di interagire tramite comandi vocali con algoritmi in grado di aprire a una lunga serie di opportunità.
Quando fece la sua comparsa sul mercato, alcuni anni fa, sembrava l’inizio di una grande rivoluzione. Google, Alexa, Siri o altri sono dispositivi diventati immediatamente molto popolari, un perfetto regalo di Natale da fare in quegli anni. Soprattutto l’assistente vocale lanciato sul mercato da Amazon, con quel nome femminile, aveva fatto subito breccia nell’immaginario collettivo. Anche chi non possiede un assistente vocale avrà sentito parlare delle numerose funzionalità di questo dispositivo: si possono effettuare acquisti con un semplice comando vocale, effettuare chiamate verso altri dispositivi, riprodurre film sulla propria TV, controllare le spedizioni di Amazon e anche accendere una lampadina con la voce. Ma se esaminiamo la maggior parte di queste attività che il dispositivo riesce a fare, come quella di acquistare prodotti, ci accorgiamo che la faccenda si complica un pochino, perché nessuno vorrebbe comprare qualcosa che non può visualizzare su uno schermo. E’ proprio questo che, dopo il primo impatto sul mercato, ha spento l’interesse per questi assistenti vocali, e di lì a poco le quote di mercato sono scese così rapidamente tanto da mandare in crisi i settori dedicati delle aziende in questione.
Nel primo trimestre del 2022 Amazon avrebbe perso 3 miliardi di dollari, la maggior parte dei quali legati proprio ad Alexa. Secondo altre ricerche, in realtà, la perdita sarebbe il doppio di quella dichiarata e si vocifera che entro la fine dell’anno si arriverà a 10 miliardi di dollari. D’altro canto lo stesso Jeff Bezos nel 2019 aveva già iniziato a perdere interesse nel progetto Alexa, prevedendo una crisi imminente. Anche l’attuale CEO, Andy Jassy, sembra essere sulla stessa via del precedente. Alcuni ex dipendenti di Amazon hanno dichiarato che Alexa si è rivelato un fallimento. Sono state investite cifre altissime, ma il dispositivo viene venduto a un prezzo che non fa guadagnare l’azienda. Il risultato più immediato è che Amazon ha annunciato il licenziamento di circa diecimila dipendenti, concentrato soprattutto nei settori delle risorse umane, del commercio al dettaglio e dei dispositivi elettronici, proprio quello degli assistenti elettronici.
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